In tribuna, per Roma Real Madrid di Champions League, le telecamere non hanno dato scampo ad Antonio Conte. L’ex tecnico della Juventus era all’Olimpico per vedere quella che poteva essere la sua squadra in passato e quella che potrà esserlo in futuro. Perché se gli spagnoli hanno prima sondato il terreno e poi bocciato l’italiano, nella Capitale sono in molti ad auspicarsi un suo approdo a Trigoria.
Ovviamente la trattativa è difficilissima, se non impossibile, ma tra gli indizi lasciati quei giorni ce n’è un altro. Antonio Conte è stato avvistato a pranzo nei pressi di Via del Corso, al centro di Roma, a due passi dallo Studio Tonucci, legali della squadra giallorossa. Con chi era a tavolo? Di cosa si parlava? Difficile dirlo. Quello che è certo è che un contatto tra le due parti effettivamente c’è stato. Lo riporta velatamente Mimmo Ferretti de Il Messaggero, parlando di una telefonata di Francesco Totti, compagno di nazionale del salentino.
Probabile però che quel giorno, a ristorante, si trovasse con emissari del Real. Il suo matrimonio merengues è naufragato ancora prima di iniziare per lo stop di Sergio Ramos, capitano blancos che aveva chiesto referenze e consigli sull’ex tecnico della Juventus ai suoi due compagni di nazionale Alvaro Morata e Diego Costa. Due che hanno ancora il dente avvelenato per il loro rapporto, complicatissimo, con Antonio Conte. “Ho sempre avuto un buon rapporto con tutti gli allenatori ma è meglio restare fuori da questi discorsi perché sono situazioni delicate – ha spiegato dopo i cinque gol subiti nel Clasico contro il Barcellona – Nuovo allenatore? Il rispetto si conquista e non si impone, ci sono diversi tecnici con i quali abbiamo vinto titoli. La gestione dello spogliatoio è più importante rispetto alla conoscenza di un allenatore”.
Così Perez ha scelto Santiago Solari, ma continua a flirtare con Conte, che avrebbe richiesto Eden Hazard e Mauro Icardi come regali estivi.
“Non si può mangiare con 10 euro in un ristorante da 100” diceva infatti ai tempi della Juventus. Sfrontato, diretto, pratico. Questo è l’allenatore ex Chelsea. Un personaggio forse scomodo, idolo per i propri tifosi e nemico acerrimo per gli altri. Antipatico perché vincente, per sua stessa ammissione: è “impossibile essere vincenti senza essere antipatici, almeno in Italia. Le gelosie e le invidie sono inevitabili – affermava nel 2013 – non succederà mai: è difficile vedere un vincente simpatico“. E nella nostra Serie A detiene quasi tutti i record possibili: punti in campionato (102, nel 2013-2014), punti in casa, partite senza sconfitte, minor numero di partite perse (0 nella stagione 2011-2012), media di più punti a partita.
Perché il grande pregio di Conte è quello di essere motivatore prima ancora che allenatore, mental coach più che tattico. Ricordate l’Italia di Euro 2016? In campo c’erano Giaccherini e Pellè, ma il vero fenomeno sedeva in panchina. Era la Juve di Del Piero e Pirlo, Vidal e Buffon. Ma anche di Padoin, Motta, Caceres, Pepe, De Ceglia, Elia, Krasic, Estigarribia e Matri. Un mago nella gestione della rosa, con forse un unico, grande, neo: le coppe. La Juventus dei miracoli, quella del 2013-2014, uscì dalla fase a gironi della Champions contro il Galatasaray e non riuscì ad arrivare in fondo neppure in Europa League, eliminata dal Benfica in semifinale.
In Italia però, siamo sicuri non terranno conto di questa piccola pecca. A Milano la panchina di Spalletti vacilla dopo l’eliminazione dalla Champions. A Roma quella di Di Francesco potrebbe non arrivare a Natale. Sta per tornare il momento di Antonio Conte.
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