Era il lontanissimo e luccicante 2006, quando Luca Toni firmava una stagione memorabile a livello personale, culminata con la vittoria dei Mondiali in Germania. Quella stagione segnò idealmente la fine del n.9 italiano dopo anni di grazie che prima ancora del bomber ex viola aveva annoverato tra le proprie fila gente come Vieri ed Inzaghi. Dieci anni dopo vari tentativi, su tutti quello periodico di Mario Balotelli, l’Italia ha finalmente il suo nuovo vero bomber per gli anni a venire: Andrea Belotti.
22 gol in campionato, capocannoniere in solitaria e potevano essere già 25 non fosse stato per i tre rigori sbagliati. Avrebbe tremato il record di Higuain, che lo scorso anno superava Nordhal dopo mezzo secolo, può tremare davvero Luca Toni, il giocatore italiano più prolifico della storia in una singola stagione con 30 reti. Ad 11 partite dalla fine e a soli 23 anni l’attaccante bergamasco ha alla portata record da polverizzare, una clausola da 100 milioni sulla testa valida solo per l’estero ed un popolo granata di cui è capitano.
CURIOSITA’: BELOTTI è il capocannoniere che in EUROPA ha “distribuito” maggiormente i suoi Gol:
9 di Destro
5 di Sinistro
8 di Testa pic.twitter.com/di54Tu7Or3— pallottoledicalcio (@PdiCalcio) 6 marzo 2017
La tripletta nell’ultima giornata di campionato contro il Palermo, squadra che lo ha lanciato in Serie A, ha messo in luce tutto lo strapotere di un attaccante moderno ed antico al contempo. In sette minuti tre reti tutte da calcio piazzato, testa e piede: capace di unire la totalità della punta odierna alla cattiveria ed “ignoranza” tipica dei centravanti anni ’70. Un po’Boninsegna ed un po’ Chinaglia, il nuovo “Bobo Vieri” è arrivato relativamente tardi nel calcio che conta, confrontando l’esplosione degli illustri predecessori o degli alter-ego stranieri dei giorni nostri.
Le belle storie tendono a finire, purtroppo, il romanticismo nel calcio è una chimera mista ad utopia che prima o poi colpirà anche Belotti. E forse è anche giusto così, immaginare un altro Gigi Riva oggi è quasi impossibile, altri tempi ed altro modo di vivere la carriera. O magari il “Gallo” ci stupirà, sposando la causa granata a vita o comunque per ancora tanti anni. Buono e giusto sarebbe vederlo protagonista nei più importanti palcoscenici nazionali ed intercontinentali, anche con la maglia azzurra: o forse no?
Se Belotti fosse la dimostrazione che le belle favole ancora esistono, che i trofei ed il danaro non sono tutto, che l’essere simbolo di una città e della gente sia la maggiore delle gratificazioni? E se, dopo 40 anni, quello Scudetto sul petto potesse cucirlo proprio sul petto e cuore granata? Che storia sarebbe…
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